Nell’ambito della cybersecurity , chi trarrebbe maggior vantaggio dall’utilizzo di ChatGpt nell’elaborazione della propria strategia: chi attacca o chi si difende?
La risposta a questa domanda non è semplice: vediamo perché.
ChatGPT (Chatat Generative Pre-trained Transformer) è un chatbot basato su machine learning e intelligenza artificiale messo in campo da OpenAI e alimentato dai modelli Instruct GPT che sono l’evoluzione dei modelli di GPT-3. Dalla suo primo lancio nel 2022 ha attirato l’attenzione del mondo intero per la specificità delle sue risposte e la capacita di avviare conversazioni ‘umane’ 2 ponendosi come valido supporto per chi attacca, ma anche per chi difende.
La risposta alla domanda, ma chi ne trae maggiormente vantaggio, l’attaccante o il difensore, non ha una semplice risposta. Probabilmente la risposta più corretta è: “dipende” anche se nella lotta continua tra chi attacca e chi si difende, ChatGPT favorisce maggiormente chi si difende.
Nel merito riesce a dare importanti e artiolati risposte a richieste di scrittura di codice sicuro dettagliano le procedure e dnado riferimenti attendibili dando inoltre informazioni importanti sulle attività digitali di tipo criminoso attive indicandone i luoghi di attività.
Sembrerebbe dunque uno strumento che propende più alla difesa che all’attacco.